NON DARE DA MANGIARE ALLE PIANTE CARNIVORE!

Piante Carnivore

Le piante carnivore sono un autentico miracolo della natura. Grazie alla loro capacità di catturare e digerire piccoli animali, come insetti, riescono a prosperare in ambienti estremi dove molte altre specie non sopravvivrebbero. Ma cosa le rende così uniche? E come possiamo coltivarle con successo?

Storia e Origini

Il termine “pianta carnivora” venne coniato nel XVIII secolo, quando naturalisti e botanici iniziarono a studiare la Dionea Muscipula, nota anche come “Venere acchiappamosche“. Prima di allora, molti pensavano che le loro capacità fossero frutto di leggende.
Da sempre queste piante hanno affascinato l’uomo, ispirando miti, racconti e studi scientifici. Le loro origini risalgono a milioni di anni fa, quando si adattarono a terreni poveri di nutrienti sviluppando sistemi ingegnosi per “cacciare”.

Descrizione Generale

Le piante carnivore sono accomunate da una caratteristica fondamentale: la capacità di catturare e digerire piccoli animali per sopperire alla carenza di azoto e fosforo nei loro habitat naturali.

Caratteristiche principali:

  • Foglie modificate per attrarre e intrappolare le prede.
  • Habitat estremi: terreni paludosi, acidi e poveri di nutrienti.
  • Metodi di cattura unici, come trappole a scatto, ascidi o foglie appiccicose.

Principali Tipologie

Le piante carnivore si suddividono in diverse famiglie, ciascuna caratterizzata da specifiche strategie di cattura. Di seguito, una panoramica delle principali famiglie, con esempi per meglio comprenderne le peculiarità.


Droseraceae (Droseracee)

Questa famiglia comprende piante come Drosera e Aldrovanda, note per le loro foglie appiccicose ricoperte di ghiandole che intrappolano gli insetti.

Esempio:

  • Dionaea muscipula: le sue foglie a forma di “mascelle” sono dotate di ciglia lungo i margini e di peli sensoriali interni. Quando una preda tocca due peli in rapida successione, la trappola si chiude in pochi millisecondi, intrappolando l’insetto.
    Metodo di cattura: trappola a scatto.
  • Drosera: le sue foglie sono ricoperte di piccoli tentacoli secernono una sostanza vischiosa che serve a immobilizzare la preda.
    Metodo di cattura: trappola adesiva.

Nepenthaceae (Nepentacee)

Celebre per le sue “trappole a brocca”, questa famiglia include piante tropicali come Nepenthes, che attraggono le prede con nettare e colori vivaci.

Esempio:

  • Nepenthes rajah: una delle più grandi specie, nota per catturare anche piccoli vertebrati.
  • Metodo di cattura: trappola a ascidio.

Sarraceniaceae (Sarraceniacee)

Comprende piante americane con ascidi verticali, come Sarracenia, che attraggono le prede con un mix di odori, nettare e colori.

Esempio:

  • Sarracenia purpurea: caratterizzata da ascidi corti e larghi, con una capacità di trattenere l’acqua per annegare le prede.
  • Metodo di cattura: trappola passiva.

Lentibulariaceae (Lentibulariacee)

Questa famiglia racchiude piante come Utricularia e Pinguicula, specializzate in ambienti acquatici o umidi.

Esempio:

  • Utricularia vulgaris: una pianta acquatica con piccole trappole a sacco che aspirano minuscoli organismi.
  • Metodo di cattura: trappola a suzione.

Dioncophyllaceae (Dioncofillacee)

Una famiglia più piccola, ma affascinante, che include piante come Triphyophyllum, capaci di alternare tra modalità carnivore e non.

Esempio:

  • Triphyophyllum peltatum: una rarità della foresta tropicale africana.
  • Metodo di cattura: trappola adesiva.

Cephalotaceae (Cefalotacee)

Una famiglia che include solo una specie, il Cephalotus follicularis, noto per la sua somiglianza con le Nepenthes.

Esempio:

  • Cephalotus follicularis: con piccoli ascidi che imitano le brocche tropicali.
  • Metodo di cattura: trappola ad ascidio.

Utricularia spp. (Lentibulariaceae): La Pianta Carnivora Acquatica

Utricularia spp. è una pianta carnivora acquatica appartenente alla famiglia Lentibulariaceae, conosciuta per le sue trappole a sacco che catturano piccoli organismi acquatici. Queste piante sono particolarmente adatte a ambienti umidi, come acquari palustri e terrari, dove le condizioni di umidità elevata e le acque stagnanti offrono l’habitat perfetto per la loro crescita.

  • Metodo di cattura: Trappola a suzione.
    Le trappole di Utricularia sono piccole vescicole a forma di sacco che aspirano piccole prede quando vengono stimolate da un movimento. Queste piante sono in grado di catturare organismi microscopici come insetti acquatici, crostacei e larve, contribuendo al controllo della popolazione di microrganismi nell’acqua.
  • Habitat naturale: Le Utricularia crescono in zone umide, paludose e acquatiche di tutto il mondo, spesso in ambienti stagnanti dove la competizione per le risorse è alta. La loro capacità di catturare piccole prede le rende particolarmente efficienti in questi ecosistemi.
  • Varietà: Tra le varietà più comuni di Utricularia c’è Utricularia vulgaris, che cresce sott’acqua, e Utricularia graminifolia, che si sviluppa a livello del substrato o parzialmente sommersa.

Habitat e Clima

Le piante carnivore si trovano principalmente in ambienti umidi e soleggiati, come paludi, torbiere e margini di laghi. Per coltivarle con successo è importante replicare queste condizioni:

  • Clima: mite con alta umidità.
  • Substrato: terreno acido, privo di fertilizzanti.
  • Irrigazione: acqua piovana o distillata, evitando quella calcarea.

Coltivazione e Cura

Le piante carnivore sono resistenti se coltivate in modo corretto, ma richiedono attenzioni specifiche, soprattutto per quanto riguarda l’irrigazione.

  • Esposizione: luce intensa, meglio se indiretta.
  • Irrigazione: mantenere il substrato sempre umido utilizzando acqua non calcarea.
  • Substrato: miscela di torba e sabbia silicea. Evitare terreni normali o concimati.
  • Nutrizione: non forzare mai l’alimentazione. Le piante carnivore catturano le prede autonomamente.

Acqua: il segreto di una coltivazione di successo

La qualità dell’acqua è fondamentale per la salute delle piante carnivore. Essendo originarie di ambienti poveri di minerali, queste piante non tollerano i sali disciolti e i composti chimici presenti nell’acqua del rubinetto, che spesso ostacolano la loro crescita o causano danni irreparabili.

  • Evitare l’acqua del rubinetto: nelle città, l’acqua potabile contiene spesso cloro, calcio e altre sostanze che possono accumularsi nel substrato, alterandone l’acidità e danneggiando le radici.
  • Preferire acqua piovana: è la soluzione migliore, in quanto priva di minerali e simile a quella che le piante trovano in natura. Raccoglierla in serbatoi puliti è un metodo economico ed ecologico.
  • Acqua distillata o demineralizzata: è un’ottima alternativa quando non si ha accesso all’acqua piovana. Disponibile nei negozi o nei supermercati, garantisce un ambiente ottimale per le piante carnivore.
  • Quantità e frequenza: il substrato deve essere sempre umido, ma mai completamente fradicio. Un sottovaso con uno strato sottile d’acqua è ideale per mantenere l’umidità costante, evitando ristagni prolungati che potrebbero favorire marciumi.

Attenzione: “L’acqua piovana è ideale, ma meglio evitarla se raccolta in centri abitati, dove potrebbe essere contaminata da smog e altre impurità.”

E se voglio offrire un bicchiere d’acqua della bottiglia alla pianta carnivora?

Sì, l’acqua delle bottiglie può andare bene ma:

  • Acqua minerale a basso residuo fisso: alcune marche offrono acque con basso contenuto di minerali. Cerca le etichette con un “residuo fisso” sotto i 50 mg/L.
  • Acqua oligominerale: è un’altra buona opzione, in quanto ha un basso contenuto di sali disciolti.

Umidità: Come Garantirla alle Piante Carnivore

Le piante carnivore, essendo originarie di ambienti umidi e paludosi, hanno bisogno di un’umidità elevata per prosperare. Ci sono diversi modi per mantenere un livello di umidità adeguato, anche se il clima di casa o giardino non è ideale.

Vaschetta d’Argilla con Acqua

Un ottimo trucco per mantenere l’umidità senza danneggiare la pianta è utilizzare una vaschetta d’argilla espansa. Questa deve essere posizionata sotto la pianta, con uno strato di acqua che non entri direttamente in contatto con il substrato. L’argilla assorbe l’umidità e la rilascia lentamente, creando un microclima favorevole.

  • Vantaggio: È un metodo semplice e a basso costo, adatto a piante in vaso.
  • Attenzione: Assicurati che l’acqua non ristagni troppo a lungo nel substrato per evitare marciumi.
Terrario per Piante Carnivore

Un terrario è la soluzione ideale se hai spazio a disposizione. All’interno di un terrario, l’umidità rimane stabile e costante, riproducendo l’ambiente naturale delle piante carnivore. Puoi dotarlo di una lampada UV per simulare la luce solare, mantenendo così un ambiente favorevole.

  • Vantaggio: Fornisce un controllo completo sull’umidità e sulla temperatura.
  • Attenzione: È importante ventilare il terrario per evitare la formazione di muffa.

Curiosità

  • La digestione di un insetto può richiedere giorni o settimane, a seconda della specie.
  • Alcune specie, come la Nepenthes, sono in grado di catturare piccoli vertebrati, tra cui rane e topi!
  • Contrariamente a quanto si pensa, molte piante carnivore possono vivere anni senza catturare prede, sopravvivendo grazie alla fotosintesi.

Approfondimenti sulla Digestione o Indigestione

È importante lasciare che le piante catturino le prede da sole, senza forzare l’alimentazione. Se si somministrano insetti troppo grandi o inadatti, le foglie, come nel caso delle Drosera, rischiano di marcire, compromettendo la salute della pianta. Questo perché la pianta non riesce a completare il processo digestivo, accumulando residui che favoriscono infezioni o danni.


Le piante carnivore sono un perfetto connubio tra bellezza e adattamento. Coltivarle non è solo una sfida interessante, ma anche un modo per avvicinarsi alla natura e comprenderne i meccanismi. Se vuoi iniziare, scegli una specie adatta ai principianti, come la Drosera o la Sarracenia, e osserva il loro mondo incredibile.

“Buona coltivazione a tutti! E chissà che quest’estate la vostra pianta carnivora non banchetti con qualche fastidioso insetto ronzante…”

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